Il GRUPPO GROTTE C.A.I. GALLARATE è attivo dal 1983 e fa parte della Federazione Speleologica Lombarda FSLO

Storia della Grotta Schiaparelli

Una delle principali mete speleologiche della Federazione Speleologica Varesina è il Monte Campo dei Fiori ed in particolare l’ Abisso G.V. Schiaparelli.
Il Gruppo Grotte C.A.I. Gallarate, sia autonomamente che in collaborazione con gli altri gruppi della Federazione Speleologica Varesina, è il gruppo che più si è dedicato allo studio dettagliato di questa cavità.

Scoperta alla fine del 1991 durante una battuta esterna la grotta appariva come una fessura soffiante. Nei primi mesi del 1992 sono stati svolti i primi lavori di allargamento e aperti i primi metri per renderla catastabile, la grotta assume il nome di Grotta delle Lame. Ulteriori lavori di allargamento ampliano la cavità e da grotta delle Lame assume il nome di Grotta G.V. Schiaparelli.
Di spicco è il notevole Salone rinvenuto (Salone Galileo) dopo una serie di 3 pozzi consecutivi.

Nel 1993, la cavità raggiunge una profondità di -470 m dove una frana ne impedisce il proseguimento, poi finalmente nell’Aprile del 1994, dopo aver attrezzato un campo base al Salone Galileo, la frana viene oltrepassata e dopo una serie di spedizioni esplorative con pernottamento in grotta, nel giugno 1994, la “Schiaparelli” diventa la cavità più profonda del varesotto raggiungendo quota -640 metri.
Nelle nuove gallerie scoperte, sono presenti concrezioni bianchissime, anche di notevoli dimensioni e di grande effetto.
L’attuale fondo raggiunto di –640m. consiste in una frana maestosa simile alla precedente di –470. Il possibile proseguimento richiede grande sforzo con notevole dispendio di energie nonché l’obbligato pernottamento in loco.
Tutto il suo tragitto, alterna parecchie strettoie a sale e gallerie più ampie.

Tra il 1994 e 1995 vengono intrapresi dei massicci lavori di disostruzione per rendere più agibili i passaggi verso le vie più profonde.
Per fare ciò sono utilizzati svariati mezzi, dai più tradizionali (martello e scalpello) ai più sofisticati (martello pneumatico ad energia elettrica) che hanno permesso di allargare i passaggi stretti con un’elevata resa ma costi economici maggiori.
Durante i lavori, nel 1995 vengono scoperte due nuove gallerie, una con annessa un’ampia sala (Sala del Vetraio), attrezzata poi successivamente come 2° campo base, ci ha permesso tra l’altro, di evitare un tratto cunicolare molto stretto e con presenza di acqua. L’altra galleria, attiva e risalente in direzione della Grotta Bifora è stata appunto denominata “del Pozzo Biforo”. Esplorato un breve tratto, ci siamo dovuti arrestare in una sala con una cascata a soffitto a circa 6 metri da terra.
Per tutelare la nostra sicurezza negli anni 1994-95-96, diverse uscite nella grotta sono state destinate alla posa di un cavo telefonico che collega in modo permanente mediante interfoni , il campo di –400 (Sala del Vetraio) con quello di -250 (Salone Galileo) e con l’esterno della grotta .
Come potete immaginare , questo sistema, in caso di prolungata permanenza in grotta, ci permette di segnalare tempestivamente un’eventuale contrattempo o richiesta di aiuto .

Nel 1997, con un articolata impresa tramite pali da ponteggio, è stata risalita all’interno del Salone Galileo (sala con le maggiori dimensioni della cavità) una fessura a soffitto, nella quale si immette una particolare e suggestiva cascata d’acqua (Cascata Paradiso).

Gli esiti purtroppo sono stati negativi.

Nel 1998 nella “Sala della Cascata del Pozzo Biforo”, utilizzando i pali precedentemente usati al “Galileo” si è riusciti invece a risalire e scoprire nuovi cunicoli per circa 50 metri di sviluppo.

Altre risalite sono state svolte nel 1999 al “camino Aldebaran” situato in zona ingresso ma anche qui con esiti negativi.
Nel 1999, oltre al cavo telefonico già esistente è stato aggiunto un cavo elettrico per un progetto (F.S.V.) di monitoraggio meteo – idrologico della cavità . Il progetto consiste nel collegamento di più stazioni di rilevamento posizionate su affluenti profondi del complesso ipogeo, in modo di memorizzare in tempo reale tutti i parametri trasmessi dalle stazioni . I dati rilevati saranno poi correlati con altri (presi statisticamente nelle varie grotte) e con quelli che sistematicamente vengono registrati dal Centro Geofisico Prealpino .

La Grotta Schiaparelli, essendo frequentata di continuo, risulta armata in modo permanente costringendoci però ad una costante sostituzione delle corde di progressione e manutenzione degli armi. Alcune delle corde usate, una volta recuperate, sono state anche poi oggetto di studi atti ad appurarne la resistenza meccanica residua e il degrado dovuto ad usura.
Tra il 2000 e l’inizio del 2002, il nostro gruppo ha rifatto il rilievo topografico nelle zone intermedie delle gallerie comprese tra i -450 e -250 in modo più dettagliato rispetto al precedente, e durante questi lavori sono venute alla luce nuove gallerie e diramazioni che hanno facilitato e deviato l’originale percorso verso il fondo, nonché aumentato di circa 800 metri lo sviluppo planimetrico dell’intera cavità.

Il rilievo ipogeo consiste in una misurazione della grotta per mezzo di bussola, clinometro e metro che mediante poligonale (divisione in vari segmenti della cavità prendendo nota, ai vari punti scelti, della lunghezza, inclinazione, direzione e dimensione) permette poi una volta a casa di ricostruire la pianta e le sezioni longitudinali e trasversali della grotta su carta, mediante opportuni rapporti e formule trigonometriche .
Per facilitare il lavoro è stato usato anche un programma CAD, che ha permesso un rapido sviluppo dei dati e la possibilità di vedere tridimensionalmente la cavità
Altre importanti attività sono lo studio geo-morfologico delle gallerie e sale che compongono la grotta (permettendo così di risalire ad una possibile loro genesi), la rilevazione fotografica dei fossili, sedimenti, reperti, concrezioni e quant’altro.

Nel 2001 è stata riaperta la frana di –470 che abbondanti piogge negli anni precedenti avevano parzialmente occluso impedendoci altri lavori al fondo.

Nel dicembre 2001, viene organizzata una spedizione al fondo. Per l’esplorazione, sono stati portati al fondo gli “ormai famosi” pali per risalita nell’intento di riuscire ad oltrepassare la frana terminale provando a risalire alcune vie alte presenti in prossimità del fondo by passando la frana. Gli sforzi sono stati tanti ma senza essere premiati.
Pur avendo allargato e disostruito parecchie strettoie, scoperto cunicoli e gallerie alternative, gli sforzi per proseguire gli studi al fondo risultano ancora troppo impegnativi.
Anche il progetto di monitoraggio ipogeo, per una serie di problemi logistici e burocratici con gli altri gruppi federati ed enti locali, sembra ormai aver intrapreso la strada dell’incompiuto.

Nel 2002, buona parte del lavoro svolto viene pubblicato sul Ns. sito Internet: www.gruppogrottegallarate.it
Con l’aiuto di un gruppo esterno abbiamo iniziato a realizzare un documentario filmato ma poi mai portato a termine secondo le originali intenzioni.
A quota di –470, per tutelarci da una possibile frana, è stato steso e portato oltre frana una scatoletta di derivazione del cavo telefonico.

Tra il 2003 e 2004 si decide di completare il rifacimento del rilievo dalle gallerie intermedie di –450 al fondo e verificarne eventuali errori.
In Internet viene pubblicato altro materiale e il rilievo e “forse” grazie a questo che il Gruppo Grotte CAI Varese, verifica le immediate vicinanze con la Grotta Via Col Vento (Grotta oggetto di loro studi e ricerche) e riescono a convincere il Gruppo Spleleoclub Valceresio (gruppo federato, che spesso collabora con loro) ad effettuare una risalita mirata appunto a scoprire il probabile collegamento.
Alla fine del 2004 i gruppi S.C. Valceresio e G.S. CAI Varese dopo una risalita nel salone Galileo, nell’abisso Schiaparelli, esplorano un grosso ramo attivo che congiunge una grossa sala con un camino alla cui sommità è presente una cascata. Questo ramo interseca anche un ramo freatico oggi fossile che a sua volta raggiunge un secondo ramo ancora attivo.

Esempio delle gallerie di -400

Gallerie_di_-400

Nel 2005 il collegamento.

La connessione è un dato importantissimo, sottolineare l’eccitazione di un obbiettivo inseguito da tempo e finalmente raggiunto.
Schiaparelli e Via Col Vento costituiscono ora un complesso a tre ingressi profondo 640 m (profondità immutata) e lungo 8 km (4 km Schiaparelli, 3200 m Via col Vento e 800 m la congiunzione).
Presso la Grotta di Cima Paradiso è stato rilasciato un tracciante che abbiamo ritrovato nel primo ramo attivo terminante sotto cascata.

Ora siamo prossimi alla connessione con la Grotta Cima Paradiso. Questo dato giova oltre ad un ulteriore potenziamento del totale planimetrico anche ad un aumento di profondità.
Nell’ambito di queste intense esplorazioni, sono stati riposizionati (G.G.CAI Varese) con GPS professionale tutti gli ingressi del settore (ricco di altre grotte significative).

Alla luce di queste informazioni, e da prove fatte in passato con ausilio di anemometri, l’ipotesi sperata da sempre di una connessione tra Schiaparelli e Cima Paradiso si è rivelata un certezza.
Esistono anche probabilità concrete di connessione tra Schiaparelli e XXV Aprile, Grotta del Frassino e Grotta Bifora.
E che dire dell’attuale fondo? Non è che sia molto distante dalla nota Grotta Marelli.
Gli attuali 8 Chilometri sono sicuramente destinati ad aumentare.

M. Venegoni CAI Gallarate

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Descrizione della Grotta Schiaparelli

La cavità si apre a circa 1100 m di quota s.l.m. nel Calcare Selcifero Lombardo (caratteristico per il colore grigiastro e la presenza di selce da cui appunto prende il nome) appena al di sotto della strada militare che porta al Forte di Orino .
La grotta è stata scoperta durante una ricerca invernale per via dello scioglimento della neve attorno all’ingresso dovuta alla presenza di aria più calda uscente dal suo interno.
Le prime decine di metri della grotta sono state aperte in modo artificiale, in mesi di faticosissimi lavori, allargando fessure dove per un essere umano era impossibile transitare.
Il primo tratto della grotta, tuttora di modeste dimensioni, si presenta sotto forma di un pozzetto, seguito da un cunicolo che scende torcendosi su sé stesso e per questa peculiarità è chiamato La chiocciola .
Già nella chiocciola si possono notare i riempimenti di materiale intruso, sotto forma di ciottoli, sabbia ed argille e dopo una decina di metri in cunicoli angusti, con un pozzetto affrontabile in libera, si giunge in una saletta (particolare per un masso a ponte incastrato tra le pareti) ed ad un successivo pozzo di circa 10 m.
Dalla base del pozzo, dopo una fessura verticale ed un saltino, ci si immette in una saletta da dove si intersecano alcuni cunicoli transitabili solo parzialmente. Proseguendo verso il basso si incontra prima un rigagnolo d’acqua perenne (da cui il nome di Abbeveratoio) e dopo una decina di metri si giunge alla Sala della Faglia. Siamo a -50m di profondità dall’ingresso. In questa sala sono presenti alcuni resti ossei di animale che noi abbiamo protetto costruendo un muretto a secco con le pietre presenti . Se si prosegue in direzione sud, si giunge dopo un piccolo pozzetto al camino Aldebaran, risalito in artificiale, caratteristico per la presenza di magnifici fossili di ammoniti, ben conservati e resi evidenti dall’erosione selettiva operata dalle acque.
La prosecuzione dalla Sala della Faglia, è però situata sulla sinistra idrografica, in una lunga frattura in discesa che porta alla Sala del Bar (così chiamata perché abbiamo posto alcuni bicchieri in corrispondenza di una pozza di acqua corrente).
In alto, verso monte, un collegamento in laminatoio ricollega con la base del camino Aldebaran. Verso valle invece, tra alcuni massi di crollo appiattiti e di grosse dimensioni incastrati tra le pareti solamente sugli spigoli, a cui è stato dato in modo scaramantico ben più di un nome (Pietra Tombale, Schiaccianoci, Sandwich) si prosegue trovando il passaggio tra di essi.
La grotta torna poi ad essere stretta e proseguendo per l’unica via si incontra dapprima un saltino di circa 1,30 m seguito da una piccolissima saletta, che poi con una curva ad esse immette in un altra breve galleria meandriforme che porta al “Quadrivio”. Siamo a -100 m.
Dal nome stesso si può intuire il collegamento con altri rami: infatti un ramo si dirige verso monte per una ventina di metri chiudendo inesorabilmente in una strettoia satura di argilla appiccicosissima, mentre verso valle, lungo la via che porta verso il fondo, sul lato destro, quasi a pavimento, si dirama una fessura che inghiotte l’acqua proveniente dai due rami a monte ma che termina poi in interstrato in modo impercorribile.
L’andamento della grotta si fa rettilineo: siamo in un meandro alto 3-4 m e largo mediamente 60 cm con numerose lame di selce che sporgono lungo la via.
Dopo circa 50 m il meandro piega di netto verso ovest trasformandosi in un cunicolo denominato “Puciowski” : in questo tratto, proprio per le dimensioni ridotte, è presente una netta corrente d’aria. Originariamente, questo passaggio, lungo circa 8 metri e mediamente alto 40 cm., era uno dei più stretti e, per poterci passare, occorreva strisciarci dentro con, a circa metà strada, una pozza perenne che ti bagnava inesorabilmente. Ora l’altezza è quasi raddoppiata e ci si passa abbastanza agevolmente a carponi e la pozza d’acqua non esiste più.
Superato Puciowski una caratteristica galleria in interstrato chiamata Toboga si innesta alla Sala del Gasteropode.
Il lato nord della sala del gasteropode presenta alcuni plastici di argilla sul pavimento e in parete, da una finestra in cima, è presente una cascatella perenne. Anche la parete sud-ovest della sala è particolarmente ricca di fossili di bivalvi e di gasteropodi e alla presenza proprio di questi ultimi è dedicata appunto la sala.
Una depressione sul pavimento porta , dopo una strettoia , ad una serie di pozzetti rispettivamente di 6,4 e 5 m intervallati da brevi e strette fessure, e successivamente ad un altro pozzo di 14 m alla base del quale ci si immette in un meandro.
Quest’ultimo pozzo, riconoscibile da una caratteristica cengia a circa 1/3 della discesa, ha la particolarità, in direzione nord, di avere una venuta d’acqua da un cunicolo in parete non transitabile.
Qui l’ambiente è ampio, ma proseguendo verso valle, il meandro si fa stretto, alto e piuttosto verticale e scendendo in contrapposizione tra le pareti si arriva alla partenza della Scala Celeste.

Poco sopra ad una fessura a pavimento è stata fissata la corda che serve per calarsi in un magnifico pozzo-cascata alto 22 m: il vuoto che si apre sotto di noi è bellissimo e molto suggestivo. Esso si apre tra due tipi di rocce: il Calcare Selcifero Lombardo , in cui si è sviluppata la cavità fino ad ora , e la sottostante Dolomia a Conchodon.
Tra questi due tipi di rocce vi è la presenza di un netto orizzonte fossilifero formato prevalentemente da Ammoniti . Esso è visibile alcuni metri sotto la partenza del pozzo e merita di essere visto così come i resti fossili di Pentacrinus, Coralli, Bivalvi ecc.. sparsi sulle pareti e alla base del pozzo.

La parte della denominata Scala Celeste comprende però anche i pozzi successivi: dopo il primo di 22 m parte subito da una balza un pozzo di 10 m, seguito poi da uno di 4 m fino ad arrivare ad una fessura a pavimento simile alla partenza del 22 m. E’ l’ultimo pozzo alto 17 m.
Tutta la sequenza dei pozzi da origine ad una verticale di 53 m.. Recentemente, appena disceso il pozzo di 10 m, abbiamo armato una nuova via che permette, dopo circa un saltino di 4 m, di immettersi direttamente all’ultima verticale per il Salone Galileo. Un frazionamento a 17 metri di altezza posizionato su un fantastico balcone, permette poi la calata nel vuoto con un ampia visibilità sul Salone Galileo . Nella “vecchia” via invece, ci si calava per i primi 5 m quasi contro parete, con difficoltà di movimento in partenza e con una visibilità più limitata.
Sempre riferito alla Scala Celeste, per rendere più agibile la progressione speleologica anche in periodi di media piovosità, è stato applicato alle pareti del pozzo di 22 metri ,ma in maniera provvisoria, un tubo di plastica del diametro 10 cm che cattura l’acqua attraverso un piccolo sbarramento artificiale e la convoglia a valle , lasciando inalterato l’equilibrio idrico del ramo.

Il Salone Galileo è la sala più ampia della grotta: misura la bellezza di circa 30 metri x 40 con una altezza stimata di almeno 25. Il pavimento del Salone è formato da enormi massi di crollo.
Una parete del Salone è impostata su una faglia ma la sua formazione è dovuta anche all’erosione accentuata dalla miscelazione delle acque provenienti da più direzioni. All’interno del Salone Galileo, è presente ancora, oltre all’acqua proveniente dalla nostra via di progressione, una suggestiva cascata chiamata Cascata Paradiso
Altri segni evidenti di quanto affermato è la presenza in direzione nord-est di un enorme camino poco oltre la Galleria Del Faglione.
Dal camino, in direzione nord-ovest sono presenti grossi depositi di argille. E’ interessante constatare la presenza di numerose piccole ossa di pipistrello segno che una nutrita colonia è stata presente in passato e ,sparse qua e là nell’argilla presente, danno origine al nome della galleria degli Ex Pippi.
Il salone Galileo è stato e viene ancora usato come campo intermedio durante le esplorazioni di punta.

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Schiaparelli foto x sito